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Suicidio assistito, la Consulta sollecita il legislatore
(di Mirella Casiello) Sono state depositate lo scorso 22 novembre le motivazioni della sentenza 242/19 della Corte Costituzionale sul caso Cappato, il cosiddetto suicidio assistito.
Non è certamente il via libera all’eutanasia (come da molte parti si è gridato) ma il rimedio alla violazione riscontrata nella limitazione della libertà di autodeterminazione del malato nella scelta dei trattamenti.
La Corte riconosce la libertà del malato di congedarsi dalla vita con l’assistenza di terzi, quando questa decisione resta l’unica via d’uscita per sottrarsi – nel rispetto del proprio concetto di dignità della persona – a un mantenimento artificiale in vita non più voluto e che egli ha il diritto di rifiutare.
La Corte, nell’articolata motivazione, chiarisce e scandisce i passaggi relativi alla nostra Costituzione e ai Diritti intoccabili delle Persone. Indelebile la struggente frase finale della sentenza: “Questa Corte non può fare a meno, peraltro, di ribadire con vigore l’auspicio che la materia formi oggetto di sollecita e compiuta disciplina da parte del legislatore, conformemente ai principi precedentemente enunciati”
Ancora una volta la politica urlata di questi lustri, che ammicca ai sondaggi ed evita di prendere posizioni nette (quand’anche impopolari) è incapace di rispondere alle richieste dei Cittadini su bisogni primari
Mirella Casiello
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